L’islandese (islenska) è una lingua germanica (la più conservativa di tutte) che fa parte della famiglia delle lingue europee. E’ la lingua ufficiale dell’Islanda.
L’islandese moderno è in gran parte restato uguale all’islandese antico. Nella sua formazione è stato fortemente influenzato dal norvegese, poiché la maggior parte degli originari colonizzatori dell’Islanda proveniva proprio dalla Norvegia.
Nell’islandese esistono tre generi: il maschile, il femminile e il neutro, come nella lingua tedesca. La declinazione, anche in questo caso come nel tedesco, distingue quattro casi: il nominativo, il genitivo, il dativo e l’accusativo. Inoltre, l’islandese ha conservato le desinenze personali dei verbi.
Il sistema ortografico vigente attualmente in Islanda venne introdotto nel 1918 e subì le ultime modificazioni nel 1974. Per quanto riguarda l’islandese non si può parlare dell’esistenza di veri e propri dialetti, poiché si distinguono solamente due macro-aree: la regione di nord/nord-est, e la regione di sud/sud-est, con differenze riguardanti il piano fonetico.
L’alfabeto islandese si compone di 32 lettere, la maggior parte delle quali sono uguali a quelle utilizzate in quello italiano. La “y” è considerata però la sesta vocale; le lettere “c”, “w” e “q” non esistono. Per quanto riguarda la lettera “z”, invece, è stata abolita ma viene ancora largamente utilizzata all’interno della popolazione. Le lettere islandesi che invece sono diverse da quelle dell’alfabeto italiano sono: “đ”, “æ” e “þ”.Tutte le vocali possono essere sia lunghe che corte, così come tutti i dittonghi e come la maggior parte delle consonanti.
In Islanda non si utilizzano i cognomi di famiglia, ma insieme al nome di battesimo si usa dire solamente il patronimico, come avveniva in Italia nel Medioevo, ma come avviene ancora adesso in Paesi come la Russia. Al nome del padre si aggiunge il suffisso “-son” per indicare “figlio”, mentre si utilizza “-dóttir” per indicare “figlia”.
L’islandese moderno è in gran parte restato uguale all’islandese antico. Nella sua formazione è stato fortemente influenzato dal norvegese, poiché la maggior parte degli originari colonizzatori dell’Islanda proveniva proprio dalla Norvegia.
Nell’islandese esistono tre generi: il maschile, il femminile e il neutro, come nella lingua tedesca. La declinazione, anche in questo caso come nel tedesco, distingue quattro casi: il nominativo, il genitivo, il dativo e l’accusativo. Inoltre, l’islandese ha conservato le desinenze personali dei verbi.
Il sistema ortografico vigente attualmente in Islanda venne introdotto nel 1918 e subì le ultime modificazioni nel 1974. Per quanto riguarda l’islandese non si può parlare dell’esistenza di veri e propri dialetti, poiché si distinguono solamente due macro-aree: la regione di nord/nord-est, e la regione di sud/sud-est, con differenze riguardanti il piano fonetico.
L’alfabeto islandese si compone di 32 lettere, la maggior parte delle quali sono uguali a quelle utilizzate in quello italiano. La “y” è considerata però la sesta vocale; le lettere “c”, “w” e “q” non esistono. Per quanto riguarda la lettera “z”, invece, è stata abolita ma viene ancora largamente utilizzata all’interno della popolazione. Le lettere islandesi che invece sono diverse da quelle dell’alfabeto italiano sono: “đ”, “æ” e “þ”.Tutte le vocali possono essere sia lunghe che corte, così come tutti i dittonghi e come la maggior parte delle consonanti.
In Islanda non si utilizzano i cognomi di famiglia, ma insieme al nome di battesimo si usa dire solamente il patronimico, come avveniva in Italia nel Medioevo, ma come avviene ancora adesso in Paesi come la Russia. Al nome del padre si aggiunge il suffisso “-son” per indicare “figlio”, mentre si utilizza “-dóttir” per indicare “figlia”.
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