giovedì 12 marzo 2009

Gli Inca

Uno dei maggiori Imperi del passato è stato sicuramente quello degli Inca, il più vasto impero precolombiano del continente americano, sviluppatosi dal XIII secolo fino al XVI secolo. Il nome inca era inizialmente utilizzato solo come titolo onorifico dato al sovrano (significa infatti “imperatore”); a lui veniva attribuita un’origine divina. In epoca coloniale il termine inca venne invece esteso per indicare tutta la civiltà.

L’origine dello stato è avvolta nel mistero e nella leggenda; si pensa che il regno ebbe inizio quando gli inca furono costretti a emigrare perché la loro terra era assalita da diversi invasori. Si spostarono quindi fino a che trovarono un territorio dove consolidare la loro nazione; la capitale dell’Impero venne fissata a Cuzco, nell’attuale Perù, che diventò una delle più grandi città precolombiane d’America. La città era divisa in quattro parti (chiamate suyu) e orientata verso i punti cardinali a simboleggiare l’universo Inca. L’Impero venne chiamato Tahuantinsuvu, ossia “le quattro parti del mondo”. Con questo termine si intendono le quattro province che si diramano dalla capitale Cuzco.

L’Impero Inca vide succedersi 12 governanti, fino a quando non arrivarono nel Continente gli spagnoli, i quali posero fine alla dinastia. Partendo dalla valle in cui risiedevano, alta oltre 3000 metri, durante il periodo dell’Impero gli Inca furono in grado di unificare la maggior parte dei territori occidentali dell’America del Sud, arricchendosi loro stessi di quello che potevano imparare dalle culture che annettevano.

Il primo sovrano conquistatore fu Pachacutec, uno dei più conosciuti ai giorni nostri e uno dei più amati nel suo tempo; riuscì ad estendere l’Impero ai suoi massimi confini e lo unificò adottando una lingua unica: il quechua. Oltre a questo creò una rete stradale abbastanza complessa ed organizzo l’economia e la politica dell’Impero.

Il quechua era dunque la lingua ufficiale dell’Impero, ma venivano parlati anche numerosi dialetti che si rifacevano a quelli parlati dai popoli annessi prima dell’unificazione. Oggi il quechua è considerato, insieme allo spagnolo, lingua ufficiale del Perù. Esisteva anche una lingua “segreta”, che veniva parlata dai nobili: il puquina. Per quanto riguarda la scrittura, sappiamo solo che non esisteva. Gli studiosi sono però venuti a conoscenza di uno strumento di registrazione che si chiama Quipus e che consiste in un sistema di fili annodati, ma ancora oggi non si è stati in grado di decifrarlo.

L’organizzazione politica era basata sul sistema decimale dell’era cristiana: la popolazione, infatti, era divisa in gruppi da 10, da 100, da 1.000 e da 10.000 abitanti; a capo di ogni gruppo vi erano delle persone nominate direttamente dall’Imperatore. La forma di governo era una monarchia teocratica. Gli Inca non ebbero alcuna moneta: gli scambi avvenivano solo all’interno delle famiglie oppure tramite il baratto.

Per quanto riguarda l’organizzazione sociale, invece, era fondata sui legami di parentela, ossia sull’ ayllu, un insieme di persone che si consideravano parenti perché convinti di discendere da un antenato comune. In ogni ayllu esisteva un incaricato per regolare i rapporti sociali, immagazzinare le risorse, distribuire le terre ed eseguire le feste. Le varie famiglie dovevano lavorare anche per l’Imperatore, che dal canto suo provvedeva a tenere le strade in ottimi stati e a fornire i beni di prima necessità a chi si trovasse nel bisogno.

La religione vedeva succedersi una serie di dei: il dio supremo era però Viracocha, il creatore di tutti gli esseri viventi. Veniva adorata anche la Luna, la Terra, la Pioggia… Le cerimonie religiose si svolgevano principalmente per chiedere aiuto agli dei in campo di salute e di raccolto.

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