I Pipile del Salvador sono i discendenti della grande civiltà Nahua; le loro origini risalgono a millenni avanti Cristo. La civiltà Nahua era tanto vasta da includere imperi famosi come quello degli Aztechi e quello dei Toltechi. Un tempo erano dei forti guerrieri, oggi sono una popolazione molto più mansueta e semplice.
Nella vita di tutti i giorni sopravvivono i miti, le tradizioni e le usanze di un passato glorioso e mai dimenticato. Un esempio è che tra gli indios si parla ancora il nahuat. Questa lingua è la più diffusa in Mesoamerica. In nahuat dei Pipile è una variante del nahuatl messicano. La classicità e la bellezza del nahuatl pare consistano in quella liquida finale “tl” che caratterizza molti nomi propri e sostantivi ma che a sud del Messico si è finita per elidere. La parola Nahuatl significa propriamente “quelli che parlano bene”.
I Pipile non vivono tanto diversamente da quanto facessero mille anni fa: sono cambiati gli abiti, poiché un tempo le stoffe venivano tessute, colorate, tagliate e cucine nei villaggi, mentre ora i tessuti vengono comprati a basso costo dalla grande produzione. Per il resto non si notano sostanziali cambiamenti: le abitazioni della gente comune sono ancora capanne fatte di legno e paglia, mentre i ladrillos, i mattoni di terra, sono ancora oggi destinati alle case delle famiglie più benestanti.
La dieta base dei Pipile è costituita dal mais, che in alcune zone si continua a macinare con una pietra. Anche gli ortaggi sono un’importante voce nella modesta economia di questo popolo. Una specialità del luogo sono le tortillas, sottili focacce di pane non lievitato.
La grande maggioranza della popolazione pipile è cattolica, ma si conservano ancora tracce degli antichi riti. Alcuni sostengono addirittura che fino a qualche decennio fa si facessero ancora dei sacrifici umani.
Un’arte che continua a essere molto sviluppata è quella dei cestai: vengono creati cesti, canestri e sporte ma anche cappelli. Alcuni di questi sono impreziositi da elaborati disegni rituali; per la loro importanza dal punto di vista storico e culturale alcuni esemplari sono addirittura esposti nei musei.
La popolazione india vive al fondo della scala sociale, con un redito medio pro capite di 50 dollari l’anno. Coloro che frequentano la città e i mercati sono i più benestanti, mentre la maggioranza della popolazione non abbandona mai durante la propria vita la campagna.
Nella vita di tutti i giorni sopravvivono i miti, le tradizioni e le usanze di un passato glorioso e mai dimenticato. Un esempio è che tra gli indios si parla ancora il nahuat. Questa lingua è la più diffusa in Mesoamerica. In nahuat dei Pipile è una variante del nahuatl messicano. La classicità e la bellezza del nahuatl pare consistano in quella liquida finale “tl” che caratterizza molti nomi propri e sostantivi ma che a sud del Messico si è finita per elidere. La parola Nahuatl significa propriamente “quelli che parlano bene”.
I Pipile non vivono tanto diversamente da quanto facessero mille anni fa: sono cambiati gli abiti, poiché un tempo le stoffe venivano tessute, colorate, tagliate e cucine nei villaggi, mentre ora i tessuti vengono comprati a basso costo dalla grande produzione. Per il resto non si notano sostanziali cambiamenti: le abitazioni della gente comune sono ancora capanne fatte di legno e paglia, mentre i ladrillos, i mattoni di terra, sono ancora oggi destinati alle case delle famiglie più benestanti.
La dieta base dei Pipile è costituita dal mais, che in alcune zone si continua a macinare con una pietra. Anche gli ortaggi sono un’importante voce nella modesta economia di questo popolo. Una specialità del luogo sono le tortillas, sottili focacce di pane non lievitato.
La grande maggioranza della popolazione pipile è cattolica, ma si conservano ancora tracce degli antichi riti. Alcuni sostengono addirittura che fino a qualche decennio fa si facessero ancora dei sacrifici umani.
Un’arte che continua a essere molto sviluppata è quella dei cestai: vengono creati cesti, canestri e sporte ma anche cappelli. Alcuni di questi sono impreziositi da elaborati disegni rituali; per la loro importanza dal punto di vista storico e culturale alcuni esemplari sono addirittura esposti nei musei.
La popolazione india vive al fondo della scala sociale, con un redito medio pro capite di 50 dollari l’anno. Coloro che frequentano la città e i mercati sono i più benestanti, mentre la maggioranza della popolazione non abbandona mai durante la propria vita la campagna.
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