
Gli Igbo sono un gruppo etnico dell’Africa abbastanza esteso; vive principalmente in Nigeria, ma anche in alcune zone della Guinea e del Camerun. Il nome Igbo viene spesso detto Ibo dagli europei per una pronuncia più facilitata.
In passato si può affermare che gli Igbo fossero una civiltà parecchio sviluppata: non esisteva un re o un capo che li governava, ma un’assemblea di persone elette dal popolo stesso (una specie di democrazia tribale strutturata); avevano sviluppato ben due sistemi matematici ed utilizzavano un calendario che complessivamente contava 365 giorni.
La loro cultura iniziò ad “occidentalizzarsi” quando l’Impero Britannico prese possesso delle loro terre: la religione cambiò e diventò quella cristiana e i modelli culturali dell’Occidente iniziarono a penetrare nella cultura Igbo tradizionale.
La storia di questo popolo fu particolarmente dura nella seconda parte del 1900, quando una parte degli Igbo decise di riunirsi nella Repubblica del Biafra. Questo scatenò una violenta e sanguinaria guerra civile che provocò la morte di centinaia di indigeni. La guerra si concluse nel 1970, con la sconfitta degli indigeni.
Gli uomini sono tradizionalmente poligami, mentre le donne devono essere sempre fedeli al proprio marito. Secondo la tradizione igbo esistono due tipi di anima: uno spirito eterno superiore a tutto e una forza vitale che cessa di esistere alla morte del corpo. Il dio supremo dell’antica religione si chiama Chukwu, che tradotto significa “grande spirito”.
La lingua parlata da questo popolo è l’igbo. Prima dell’arrivo degli europei i dialetti che venivano parlati erano numerosi e quasi incomprensibili. Molto utilizzati sono i proverbi e le metafore.
La musica è una parte molto importante della cultura degli Igbo; un tamburo spesso utilizzato è l’Udu, solitamente realizzato in argilla, suonato dalle donne durante i riti e le cerimonie tradizionali.
Un libro ambientato in Nigeria parla proprio di questo popolo: Things Fall Apart dello scrittore Chinua Achebe.
In passato si può affermare che gli Igbo fossero una civiltà parecchio sviluppata: non esisteva un re o un capo che li governava, ma un’assemblea di persone elette dal popolo stesso (una specie di democrazia tribale strutturata); avevano sviluppato ben due sistemi matematici ed utilizzavano un calendario che complessivamente contava 365 giorni.
La loro cultura iniziò ad “occidentalizzarsi” quando l’Impero Britannico prese possesso delle loro terre: la religione cambiò e diventò quella cristiana e i modelli culturali dell’Occidente iniziarono a penetrare nella cultura Igbo tradizionale.
La storia di questo popolo fu particolarmente dura nella seconda parte del 1900, quando una parte degli Igbo decise di riunirsi nella Repubblica del Biafra. Questo scatenò una violenta e sanguinaria guerra civile che provocò la morte di centinaia di indigeni. La guerra si concluse nel 1970, con la sconfitta degli indigeni.
Gli uomini sono tradizionalmente poligami, mentre le donne devono essere sempre fedeli al proprio marito. Secondo la tradizione igbo esistono due tipi di anima: uno spirito eterno superiore a tutto e una forza vitale che cessa di esistere alla morte del corpo. Il dio supremo dell’antica religione si chiama Chukwu, che tradotto significa “grande spirito”.
La lingua parlata da questo popolo è l’igbo. Prima dell’arrivo degli europei i dialetti che venivano parlati erano numerosi e quasi incomprensibili. Molto utilizzati sono i proverbi e le metafore.
La musica è una parte molto importante della cultura degli Igbo; un tamburo spesso utilizzato è l’Udu, solitamente realizzato in argilla, suonato dalle donne durante i riti e le cerimonie tradizionali.
Un libro ambientato in Nigeria parla proprio di questo popolo: Things Fall Apart dello scrittore Chinua Achebe.
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