lunedì 2 marzo 2009

Leggenda e tradizione a Caravaca de la Cruz

Una leggenda che mi è piaciuta particolarmente è quella che ha come protagonista Caravaca de la Cruz. Si tratta di un paese della Murcia, la più piccola comunità autonoma del Sud della Spagna affacciata sul Mar Mediterraneo, tra la Comunità valenciana e l’Andalusia.

La leggenda narra che un gruppo di cavalieri templari aveva portato in questo luogo dalla Terra Santa, tanti anni fa, tre schegge della Croce di Cristo. Per custodirne i frammenti, i cavalieri costruirono una croce particolare, con due bracci orizzontali, e fecero edificare al centro del castello che dominava la città una chiesa: il Santuario de la Vera Cruz.

Caravaca de la Cruz è Città Santa, e può pregiarsi di celebrare un Anno Giubilare ogni sette (il prossimo sarà nel 2010). Lo status di Città Santa le venne riconosciuto dopo che, nel 1231, avvenne un miracolo: un sultano moro si convertì al Cristianesimo durante una Messa che aveva chiesto di celebrare per pura e semplice curiosità: la croce mancava, ma due angeli scesero dal cielo portandone una e depositandola sull’altare, tra lo stupore generale.

Oltre alla leggenda c’è anche una tradizione interessante che riguarda Caravaca: qui si coltiva da sempre la vite per fare il vino tinto, ossia il vino rosso, una delle risorse principali della città. Una volta che è pronto, ogni viticoltore riempie delle otri e sale al Santuario insieme al proprio cavallo affinché il vescovo le benedica immergendovi la Croce. Il vino benedetto verrà poi miscelato con il resto della produzione.

In passato i cavalli che portavano il vino per la benedizione entravano direttamente nel Santuario; per questo motivo i viticoltori decisero di ornare i loro animali con stoffe e tessuti ricamati. Con il passare degli anni si creò una vera e propria gara a chi avesse il cavallo migliore. La processione dei cavallo del vino divenne una vera e propria festa di paese, che andava al di là della cerimonia della benedizione. Oggi questa festa si celebra ai primi di maggio, dura cinque giorni e coinvolge migliaia di persone che si riversano per le vie della città indossando il foulard rosso, simbolo della festa.

La gara vera e propria consiste in una corsa: per ogni cavallo ci sono quattro giovani; insieme devono imboccare correndo la ripida strada che dal paese sale fino alla porta del castello, dove c’è il traguardo. Qualora uno dei quattro accompagnatori cadesse o si staccasse, tutto il gruppo viene squalificato.

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