Il giapponese è la lingua che viene parlata principalmente in Giappone, oltre che nell’isola di Angaur e in altre aree di immigrazione giapponese. Fa parte delle lingue nipponiche ed è una lingua semi agglutinante.
Nella lingua giapponese esistono tre diverse categorie di parole: quelle originarie propriamente del Giappone, quelle importate dalla Cina e quelle derivanti, soprattutto negli ultimi anni, dalle lingue occidentali, quali l’Inglese.
Il giapponese ha tre alfabeti: l’hirigana, il katakana e il kanji. I primi due sono di tipo fonetico: ciò significa che ad ogni simbolo corrisponde un suono; l’alfabeto kanji, invece, è di tipo simbolico: ad ogni simbolo corrispondono uno o più significati. L’insieme di hirigana e katakana forma i kana, dei segni grafici simili alle nostre sillabe. Il primo serve per scrivere elementi grammaticali mentre il secondo per le parole straniere.
In giapponese esistono 5 vocali e 26 consonanti diverse. Nella traslitterazione della scrittura giapponese sono impiegate 22 lettere dell’alfabeto latino: non esistono la “l”, la “q”, la “v” e la “x”.
Non esistono nella lingua giapponese né gli articoli (tavolo, un tavolo e il tavolo verrà scritto nello stesso modo), né la forma plurale e nemmeno le forme possessive.
In Giappone si può scrivere come nel mondo occidentale, ossia in orizzontale da sinistra a destra, dall’alto verso il basso, ma anche in verticale, sempre dall’alto verso il basso ma da destra a sinistra. Non esistono spazi tra le parole.
La lingua giapponese è molto ricca di omofoni e di voci onomatopeiche; ha una coniugazione positiva e una negativa di tutte le forme verbali e aggettivali e il soggetto, a differenza di lingue come l’inglese, è quasi sempre sottinteso. In Giappone bisogna infine fare molta attenzione nella scelta del parlato formale o informale: il giapponese informale si usa solo in situazioni di estrema familiarità.
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