martedì 27 gennaio 2009

Gli Inuit


Gli Inuit sono un popolo che vive nelle zone artiche e subartiche dell’America del Nord, in Siberia e in Danimarca. Il loro nome, nella lingua inuktitut, si scrive inuk e significa “uomini”. La parola “eschimesi”, termine coniato dai nativi americani algonchini del Canada ha una connotazione negativa: significa infatti “mangiatori di carne cruda”. Le origini inuit derivano dalla razza mongolica, come testimoniano la media altezza e il colore della pelle bruno-giallastra di questo popolo.

Le tipiche abitazioni inuit, oggi quasi scomparse, sono gli igloo. Sovrapponendo blocchi di ghiaccio con abile maestria gli Inuit riuscivano a creare un’abitazione dalla forma circolare e dalla cupola sferica, tutta interamente ricoperta di pelli di renna e di altri animali, come il caribù e la foca. Per riscaldarsi venivano utilizzate lampade alimentate grazie al grasso di foca. D’estate, invece, quando le temperature erano più alte e il ghiaccio si scioglieva, vivevano in tende sempre fatte di pelli. Oggi la maggior parte di questa popolazione ha abbandonato il nomadismo e l’isolamento praticamente totale e ha scelto di vivere in centri urbani.

Sostanzialmente gli Inuit vivono grazie a ciò che la natura offre loro. Cacciano gli animali (molto spesso con le imbarcazioni tipiche, i kayak, oppure aspettandone sulla banchina l’uscita) che vivono alle loro latitudini, di cui non buttano via nulla: la pelle, infatti, viene usata sia come rivestimento per le case, sia come materiale per i vestiti. In passato tutta la famiglia si spostava in gruppo per aiutare e sostenere gli uomini che cacciavano. Il sole e la luna, e le loro posizioni, influenzano in maniera massiccia la caccia e la navigazione di questo popolo. La caccia varia a seconda della stagione; le foche sono uno degli animali migliori da catturare perché sono una fonte di cibo per i cani, fedeli compagni di questo popolo, perché sono un combustibile molto utile e perché forniscono materiali per costruire le imbarcazioni.

La società è molto solidale, tutti cercano di aiutarsi nei momenti di difficoltà. Le famiglie non sono molto numerose. La società si basa sulla divisione dei vari compiti tra gli uomini e le donne. L’uomo si occupa di tutta la parte inerente alla caccia, dalla preparazione, alla cura dei materiali e delle armi, fino all’atto vero e proprio; la donna, invece, cura le pelli, che trasforma poi in vestiti e scarpe. Crescere i figli è un altro compito che spetta alla parte femminile della coppia, anche se fin da piccoli vengono educati ad essere molto indipendenti. Il concetto di proprietà personale è poco diffuso, si preferisce infatti una concezione di proprietà collettiva.

La cultura è strettamente connessa alla la terra dove gli Inuit hanno sempre abitato. Il rispetto per gli altri esseri umani, siano essi uomini oppure animali o piante, e per il territorio, è sempre stata una prerogativa fondamentale di questo popolo. Le leggi sulla caccia oggi vigenti sottolineano come gli Inuit cerchino di preservare le risorse naturali di cui dispongono per le generazioni del futuro.

La religione vede a capo la figura dello sciamano (che può essere anche donna), che è considerato anche un dottore, un guaritore e un consigliere per tutta la comunità. Secondo la tradizione, molti animali e molti fenomeni naturali hanno uno spirito che va adorato. Tra questi la dea-tricheco Sedna, che cura i rapporti con l’aldilà. Per gli Inuit le persone viventi hanno due anime: il respiro della vita e l’anima vera e propria. Quando si muore, cessa di esistere solo il respiro della vita, l’anima vera e propria continua a vivere e può andare nell’aldilà.

La lingua di questo popolo è molto particolare perché non è mai stata intaccata dalle altre culture. Alcuni idiomi base sono praticamente gli stessi sia in Groenlandia che in Alaska e in Canada, ma praticamente ognuno parla il proprio dialetto. Si dice che sia una lingua polisintetica, cioè che concentra intorno ad un nucleo logico-semantico delle frasi intere, producendo così parole molto lunghe per i nostri standard, e agglutinante. L’inuit appartiene alla famiglia delle lingue eskimo-aleutine.

La scansione temporale è diversa da quella del mondo occidentale: ci sono 13 mesi lunari e ben 8 stagioni, una per ogni migrazione di un tipo di animale. L’inizio della primavera porta molte nevicate e la nascita dei piccoli di foca; verso giugno è il momento della covatura delle oche; quando l’acqua del mare diventa ghiaccio si possono riprendere i viaggi e con essi anche i contatti con gli altri villaggi vicini.

giovedì 22 gennaio 2009

Festività cinesi


Oggi si parla di…festività cinesi.

- CAPODANNO CINESE o FESTA DI PRIMAVERA
Celebra l’inizio del nuovo anno; prevede la sospensione dell’attività lavorativa per un’intera settimana. Il calendario cinese è lunisolare, quindi i mesi iniziano con la prima luna nuova; la data del Capodanno quindi, non è mai fissa, ma può cadere dal 21 gennaio al 20 febbraio.
Nei giorni che precedono questa festività tutte le case vengono pulite accuratamente, e tutti gli oggetti acuminati vengono nascosti perché la tradizione dice che portano male. Le famiglie si scambiano i tipici pacchetti rossi insieme a mandarini e arance, che si dice portino fortuna. Quando scocca la mezzanotte si offre innanzitutto il cibo agli antenati e poi si sparano i fuochi d’artificio per spaventare e far fuggire gli spiriti maligni. Per molte strade della Cina, infine, si porta in giro un drago, creatura che simboleggia la prosperità e la pioggia. E’ un simbolo benaugurale.
Quest’anno la ricorrenza cadrà il 29 gennaio, quando inizierà l’anno del Toro,

- FESTA DELLE LANTERNE
Non è una festività pubblica, ma viene celebrata lo stesso per festeggiare la fine del Capodanno. Cade il quindicesimo giorno della prima luna. La tradizione vuole che tutti appendino lanterne colorate fuori dalle proprie case e lungo le vie della città, secondo quanto narrato da un’antica leggenda: l’imperatore Han Wendi salì al trono il 15 gennaio del calendario lunare e per commemorare questo giorno decise di istituire la festa delle lanterne. Ogni anno, durante la ricorrenza, scendeva tra il popolo a festeggiare. Per le strade quindi, in onore dell’imperatore, tutte le famiglie appendevano lanterne colorate ovunque. Queste lanterne sono realizzate con carta colorata e rappresentano diversi soggetti: dagli animali, ai paesaggi, a personaggi importanti.

- IL GIORNO DEI MORTI
Questo giorno, chiamato anche “Giorno della purezza e della luminosità”, è dedicato ai defunti e al loro ricordo. La ricorrenza cade, all’incirca, nei primi giorni del mese di aprile. Tutte le famiglie cinesi si recano alle tombe di famiglia, che vengono ripulite e riabbellite. Lo scopo è quello di rievocare così le proprie origini e rendere visita ai propri cari. Viene successivamente offerto del cibo ai propri defunti, in ginocchio, e vengono bruciati incenso e finti soldi di carta. Anche in questa occasione, come a Capodanno, lo scoppio dei petardi serve ad allontanare gli spiriti maligni.

- FESTA DELLE BARCHE-DRAGO
Questa festa, che cade il quinto giorno del quinto mese lunare, è atta a celebrare la leggenda di Qu Yuan, un poeta cinese che morì annegato, nonostante il grande sforzo fatto dalle persone sulle barche per salvarlo.
Sui fiumi si organizzano delle regate con barche dall’aspetto e dalla forma di un drago. Oggi è un vero e proprio sport, con circa 51 federazioni nazionali.
Una delle usanze tipiche di questa festa vuole che si consumino gli zongzi, fagottini di foglie di canna farciti con del riso, cotti a vapore. Oltre a costituire il piatto principale della giornata, sono anche un gradito dono da scambiarsi tra amici.
Questa festività non ricorre solo in Cina, ma anche in altri Paesi limitrofi dell’Asia oreientale, come a Hong Kong.

- SAN VALENTINO CINESE
Il settimo giorno del settimo mese del calendario lunare anche in Cina si festeggia San Valentino. Durante questo giorno gli innamorati di tutto il Paese pregano per far durare il loro fidanzamento per sempre, mentre i single pregano per incontrare l’amore della loro vita.
Secondo un’antica leggenda, la donna di un Imperatore si innamorò di un contadino. Quando questi lo scoprì, esiliò i due innamorati su due stelle diverse. Durante il giorno di San Valentino, però, le due stelle si rincontrano, e così anche i due innamorati, che possono per un giorno tornare a vivere il loro amore.

- LA FESTA DELLA LUNA
Chiamata anche “festival di metà autunno”, cade il quindicesimo giorno dell’ottavo mese del calendario lunare, nella cui notte la luna è particolarmente luminosa. Le famiglie si riuniscono, cenano assieme e si soffermano a guardare la luna mentre mangiano i dolci tipici di questa festa a forma di luna, i Mooncake, fatti con pasta di fagioli e semi di loto. Anche durante questa notte si espongono le lanterne fuori da ogni casa e si accendono i fuochi d’artificio.

- FESTA NAZIONALE RUSSA
Il primo ottobre ricorre l’anniversario della proclamazione della Repubblica Popolare Cinese, proclamata da Mao Zedong nel 1949 proprio di quell’anno. Le celebrazioni durano per tre giorni.

mercoledì 21 gennaio 2009

Il sistema scolastico russo

Il sistema scolastico russo è ben diverso da quello italiano.

Fino al 2000 i bambini russi iniziavano ad andare a scuola all’età di 7 anni. Dal 2001 in poi, le famiglie possono decidere di anticipare di un anno l’età scolare.

L’obbligo scolastico è di 9 anni, quindi a 16 anni gli studenti russi possono teoricamente smettere di studiare. Per tradizione la scuola inizia il primo settembre, chiamato “il giorno del sapere”. E’ una ricorrenza molto importante, soprattutto per la cerimonia che si svolge davanti alle varie scuole: tutti celebrano la bellezza dello studio con canti, marce e musiche popolari. E’ consuetudine portare fiori da parte delle famiglie sia agli insegnanti che al preside.

Alle Elementari, che durano 3 anni, si insegnano: Lingua e Letteratura russa, Matematica, discipline naturali e sociali. Gli insegnanti, che sono maestri unici, per poter lavorare in queste scuole devono aver frequentato corsi universitari per almeno due anni.

Nella scuola secondaria, che dura 6 anni e che corrisponde alle nostre Scuole Medie, si insegnano anche, oltre a quelle già iniziate nella scuola primaria, una lingua straniera, Storia della Russia e Storia del mondo, Geografia e Informatica. Gli insegnanti delle scuole secondarie devono aver seguito dei corsi universitari con almeno 5 anni di frequenza.

Alla fine dei 9 anni si ottiene un certificato di istruzione di base, a cui può seguire la frequentazione della scuola secondaria superiore, che dura due anni, e può essere a indirizzo umanistico, scientifico o tecnico. L’esame che bisogna sostenere alla fine dell’undicesimo anno è molto duro; gli studenti migliori vengono premiati con vere medaglie. Per poter insegnare nelle scuole superiori bisogna essere laureati, oltre che mostrare una particolare predisposizione all’insegnamento e alla ricerca. Inoltre, bisogna anche aver frequentato dei corsi post-laurea. Successivamente si può scegliere di frequentare l’università.

La lingua ufficiale è il russo. Nella prima classe si parte con 26 ore di lezione per arrivare poi a 36 al nono anno. I voti vanno dal 1, l’insufficienza grave che però non viene quasi mai usata, fino al 5, l’eccellenza. Il livello minimo accettabile è 3. Il periodo scolastico va da settembre a maggio, con quattro pause durante l’anno.

Il calendario musulmano


Oggi si parla del calendario musulmano, un tipo di calendario che si basa su una scansione del tempo puramente lunare. Inizia il 16 luglio 622 (secondo il nostro calendario), ossia nell’anno in cui fu compiuta l’Egira, quando i primi musulmani furono costretti a migrare dalla Mecca a Medina per sfuggire alle persecuzioni degli idolatri. Si compone di dodici mesi, formati alternativamente da 30 e 29 giorni. Complessivamente si contano dunque 254 giorni a differenza dei 365\366 del calendario cristiano. Il Corano prevede che il nuovo mese inizi il giorno in cui appare la prima luna crescente.

Nella maggior parte dei paesi di religione islamica, oltre a questo calendario si adotta anche quello cristiano per facilitare i rapporti con i paesi non musulmani.

Il primo mese dell’anno è il Muhàrram, محرم, dura 30 giorni e il primo di questi è considerato augurale. Durante questo periodo ricorre l’anniversario della nascita del Profeta. Il 10 di questo mese cade la ricorrenza dell’Ashura, che in Nordafrica dà il via a una sorta di carnevale, mentre per gli sciiti ha un carattere principalmente luttuoso.

Il secondo mese è il Sàfar, صفر, che conta 29 giorni. E’ sconsigliato, durante questi giorni, intraprendere la visita alla Mecca.

Rabì al-àwwal, ربيع الأول, è il terzo mese, di 30 giorni. La nascita del profeta, che ricade in questo mese, viene festeggiata dai sunniti il 12 mentre dagli sciiti il 17.

Rabì ath-thàni, ربيع الثاني, è il quarto, di 29 giorni.

Il quinto mese, della durata di 30 giorni, è chiamato Giumàda al-àwwal, جمادى الأول.

Il sesto mese, Giumàda ath-thànniyya, جمادى الثانية, conta 29 giorni.

Il settimo mese, Ràgiab, رجب, di 30 giorni, è quello più propizio per visitare le città sante. Questo mese è particolarmente importante perché cade il mitraj, l’ascensione notturna del Profeta.

L’ottavo mese è il Shabàn, شعبان, durante il quale cade il capodanno islamico, precisamente il 15 del mese. E’ un mese dedicato alla memoria dei defunti.

Il nono mese, di 30 giorni, forse il più conosciuto dalla comunità internazionale, è il Ramadàn, رمضان, il mese della purificazione mediante il digiuno. Nella notte tra il 26 e il 27 ebbe luogo la Rivelazione, ecco perché per i musulmani è così importante.

Il decimo mese, di 29 giorni, è lo Shawwàl, شوال, un altro mese sacro. Il primo giorno si festeggia per la fine del digiuno.

Undicesimo mese, Dhu l-qàda, ذو القعدة. è il mese di preparazione al pellegrinaggio. E’ considerato sacro.

L’ultimo mese, il Dhu l-hìjja, ذو الحجة, è molto importante: i giorni da settimo al decimo sono consacrati al pellegrinaggio alla Mecca e a una serie di numerose cerimonie religiose. Il decimo, in particolare, è la festa del sacrificio.

martedì 20 gennaio 2009

Esperanto


L’esperanto è una lingua che venne creata nel 1887 da Zamenhof, un oftamologo polacco. La parole “esperanto” deriva, seppur indirettamente, proprio da questo dottore: lingvo internacia de Doktoro Esperanto, ossia lingua internazionale del Dottore che spera.

L’idea di base era quella di creare una lingua internazionale che non andasse a rimpiazzare le varie lingue nazionali, ma che venisse imparata ed utilizzata da tutti i cittadini a livello mondiale per poter comunicare tra di loro. Zamenhof voleva creare tra i vari popoli comprensione e soprattutto pace mediante l’utilizzo di una lingua che non si colloca né politicamente, né religiosamente, né etnicamente, proprio perché è una lingua di tutti e di nessuno.

L’esperanto nasce da parecchie lingue internazionalmente diffuse (tra cui il latino, l’italiano, il tedesco, l’inglese, il polacco, ma ultimamente anche il giapponese), ed è abbastanza facile sia dal punto di vista fonetico, che grammaticale, che sintattico: ad esempio, non esistono consonanti doppie, non c’è una struttura fissa della frase, l’accento cade sempre sulla penultima sillaba e non ci sono eccezioni alle regole di grammatica.

Oggi, anche se non ha raggiunto l’obiettivo primario di Zamenhof, l’esperanto è la più conosciuta e utilizzata tra le lingue ausiliarie internazionali esistenti. E’ usata da migliaia di persone in tutto il mondo, sia in forma orale che scritta. Possiamo trovare trasmissioni radio in lingua esperanto, e anche la Santa Sede l’ha riconosciuta come lingua liturgica in cui è possibile celebrare la Santa Messa.

Ci sono delle proposte, a livello dell’Unione Europea, di utilizzare l’esperanto come lingua franca, per evitare le numerose traduzioni necessarie soprattutto con l’ingresso di nuovi Stati membri, e per non avvantaggiare nessun Paese a discapito degli altri.

Esempi:
-Bestoj = animali
Birdo = uccello
Bovino = mucca
Elefanto = elefante
Hundo = cane
Kato = gatto
Leono = leone
Muso = topo, ratto
Porko = maiale
Serpento = serpente
Simio = scimmia

-Fruktoj = frutta
Abrikoto = albicocca
Anananso = ananas
Banano = banana
Citrono = limone
Frago = fragola
Mandarino = mandarino
Olivo = oliva
Persiko = pesca
Piro = pera
Pomo = mela

-Legomoj = verdura
Ajlo = aglio
Cepo = cipolla
Karoto = carota
Kukumo = cetriolo
Kukurbo = zucca
Papriko = peperoncino, peperone
Pizo = pisello
Salato = insalata
Terpomo = patata
Tomato = pomodoro

martedì 13 gennaio 2009


BERLIN!

Berlino…una delle mie città preferite!!
La prima volta che ci sono stata, non lo nascondo, avevo dei pregiudizi al suo riguardo: i soliti sulla Germania e sui tedeschi, popolo freddo e poco ospitale… Ma non è per niente stato così! Ho trovato una città enorme, pulita, piena di attrazioni e di storia e con dei cittadini molto disponibili ad aiutare dei poveri italiani a districarsi nella città.

Berlino è una città-stato, e come popolazione è la seconda a livello europeo, dopo Londra. Qui possiamo trovare un mix incredibile di modernità e di Storia: non bisogna infatti dimenticare che dal 1961 al 1989 fu divisa da un muro.

Anche per Berlino, ho fatto il mio elenco delle 10 cose da vedere:

1. IL CHECKPOINT CHARLIE
Situato sulla Friedrichstraβe, il Checkpoint Charlie era un punto di passaggio tra le due zone della Germania, la parte americana e la parte sovietica. Fu in funzione dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, fino al 1990.
Il nome particolare deriva dall’alfabeto della NATO: esistevano 3 checkpoint nella Germania di quegli anni: l’Alpha a Helmstedt, il Bravo a Drewitz e il Charlie nella Friedrichstraβe.
Da questo checkpoint potevano passare solamente i militari, i cittadini stranieri e i diplomatici. Nel corso degli anni i tentativi di fuga furono molto numerosi, non tutti però andati a buon fine.
Oggi non è possibile vedere la baracca di guardia originale, poiché contenuta nell’Alliertenmuseum, ma una ricostruzione fedele dove si trovano in ogni momento della giornata ammassati centinaia di turisti. Una cosa che mi aveva colpito era un ragazzo vestito da soldato che timbrava i passaporti dei passanti (per la “modica” cifra di 15 euro) con i timbri dell’ex Unione Sovietica, della Germania dell’Est e di quella dell’Ovest.

2. LA PORTA DI BRANDEBURGO
Questa porta dallo stile neoclassico è il simbolo per eccellenza di Berlino. Risale al XVIII secolo, venne eretta nella Pariser Platz, all’estremità del viale Unter den Linden. Il nome della porta deriva dallo stato federato di Brandeburgo, nel quale si trova la città di Berlino.
Alla sommità della porta troviamo la Quadriga della vittoria, dove la vittoria è una donna alata che guida un carro trainato da quattro cavalli, che rappresentava in origine un simbolo di pace.
La sua storia fu un po’ travagliata: prima Napoleone, durante il periodo dell’occupazione francese, la fece trasportare a Parigi come bottino di guerra, poi venne chiusa dai sistemi di sbarramento della Deutsche Demokratische Republik dopo la costruzione del muro di Berlino. In questa occasione venne anche girata la quadriga, poiché guardava a ovest e quindi nella direzione del muro. Venne riaperta solamente 28 anni dopo, nel 1989, ma ancora oggi i cavalli continuano a essere rivolti ad Oriente.

3. UNTER DEN LINDEN
Questo lungo viale alberato è una delle strade più famose di tutta Berlino, paragonabile agli Champs Elysées di Parigi. E’ situata nel quartiere Mitte, nel centro della città. Il suo nome si traduce come “sotto ai tigli”, poiché tutto il percorso pedonale è ornato da bellissimi tigli.
L’origine del viale è da amputare a Federico Guglielmo I di Prussia nel lontano 1647, quando volle un viale che potesse estendersi dal suo castello fino ai margini della città.
Il viale è parte dell’asse Est-Ovest, e lungo la sua lunghezza si trovano diversi edifici di particolare interesse: oltre la Porta di Brandeburgo, numerose ambasciate e diversi edifici governativi della DDR, nonché la Museumsinsel, l’isola dei Musei.

4. LO JÜDISCHES MUSEUM
Berlino è famosa per i suoi numerosi musei. Io, tra tutti, ho trovato molto interessante lo Jüdisches Museum per ciò che rappresenta del triste passato della città.
Fanno parte di questo museo anche il Giardino dell’Esilio, all’esterno, dove si trovano 49 colonne di cemento alte 6 metri. Il numero non è casuale, come d’altronde nulla è casuale in questo museo: 48 colonne rappresentano l’anno della nascita di Israele, il 1948, mentre la quarantanovesima rappresenta Berlino. Alcune di queste colonne sono inclinate, e passarci in mezzo non è una sensazione molto piacevole: sembra quasi che stiano per crollare in testa ai visitatori. Questo effetto è stato voluto proprio per simboleggiare come la situazione degli ebrei era, in ogni momento, precaria, appesa ad un filo.
Inoltre, vi è la Torre dell’Olocausto, che è stata volutamente lasciata vuota, dal significato puramente simbolico.
La forma di tutto l’edificio è stata ricavata da una stella di David decomposta e riunita insieme; le finestre sono disposte in modo casuale e sembrano quasi delle ferite che ricoprono la struttura di zinco.

5. IL REICHSTAG
Il Reichstag era l’edificio del vecchio Parlamento tedesco. Venne costruito nel 1871 e non vi vennero apportati cambiamenti fino a quando venne incendiato e bombardato durante il periodo nazista. Dopo la riunificazione si decise di trasferire in questa sede il Parlamento tedesco, il Bundestag.
Per poterlo visitare preparatevi ad una lunga fila, molti controlli e molta pazienza. Una volta passati i controlli si arriva ad un grande ascensore che porta alla sommità dell’edificio, dove una cupola in vetro, progettata da Norman Foster, permette di ammirare lo splendido paesaggio berlinese. Un doppio camminamento incrociato permette di arrivare proprio al punto più alto, dove il gioco di specchi e vetri rende il tutto ancora più affascinante.
La visita è gratuita, non ci sono limiti di permanenza all’interno del Reichstag e quindi una volta a Berlino non si può fare a meno di visitarlo!

6. IL KA.DE.WE.
Paragonabile alle Galeries Lafayette di Parigi o ad Harrod’s di Londra, il Kaufhaus des Westens (“Grande magazzino dell’Ovest”, ma meglio noto con l’abbreviazione KaDeWe) è il paradiso dello shopping. Costruito nel 1905 nel quartiere berlinese di Schöneberg, si estende su 8 piani collegati tra di loro da una serie infinita di ascensori e scale mobili. Al suo interno si può trovare proprio di tutto, dalle cose più semplici fino ai beni di lusso: al primo piano l’abbigliamento, al secondo i gioielli, al terzo articoli di varia. La tecnologia e le ultime novità in fatto di elettronica si trovano al quarto piano, seguiti dai giochi per grandi e piccini al quinto. Al sesto piano si possono acquistare cibi tipici e particolari da tutto il mondo, al settimo c’è l’immancabile ristorante.

7. POTSDAMER PLATZ
Potsdamer Platz è una delle piazze più conosciute di tutta la città.
Dopo la caduta del Muro, che l’aveva divisa esattamente in due parti, è uno dei punti di ritrovo di turisti e residenti, dove si può trovare di tutto per l’intrattenimento personale: caffè, cinema multisala (anche in 3D!), il nuovissimo Sony Center, edifici ultra moderni, negozi per ogni gusto…
La cosa che mi è piaciuta di più di questa piazza non è uno dei tanti progetti futuristici, bensì la replica di uno dei primi semafori della Germania: chi l’avrebbe mai detto che anni fa i semafori erano così?

8. CHARLOTTENBURG
Come poteva mancare un castello? Lo Schloss Charlottenburg è stato in passata la residenza della famosa dinastia degli Hohenzollern, e la sua storia è stata parecchio travagliata. Costruito inizialmente come residenza estiva della regina Sophie Charlotte (da qui il nome Charlottenburg), venne modificato più e più volte, distrutto pesantemente durante la Seconda Guerra Mondiale, ma infine ricostruito in modo che oggi possiamo ammirarlo in tutto il suo splendore.
Tra le sale più interessanti ci sono l’Orangerie, dove gli Hohenzollern davano le loro feste, gli appartamenti dei reali, tutti decorati in stile barocco italiano e la Camera della Porcellana, dove le pareti sono interamente ricoperte di porcellane cinesi di ogni genere e dimensione.
Da non perdere anche il giardino, progettato sullo stile dei famosi jardins francesi, ma che venne poi lentamente trasformato in un giardino all’inglese.

9. LO ZOO
Per i bambini e per gli amanti degli animali, ma non solo, lo Zoologischer Garten Berlin è una delle tappe fondamentali nel giro della capitale tedesca. Questo zoo è rinomato per la sua grandezza e per l’elevato numero di specie animali presenti al suo interno. Tra tutti, bisogna ricordare che nel 2006 è nato proprio qui l’orsetto Knut, diventato la mascotte della struttura.
Si trova nel quartiere Tiergarten, nome dato anche al grande parco che si trova proprio di fianco allo zoo.
La zona è famosa anche per il libro – e per il film – “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”.

10 . IL DUOMO
Il Berliner Dom è la monumentale cattedrale protestante (alta più di 116 metri) di Berlino.
Venne costruito per volere dell’imperatore Guglielmo II, per la sua edificazione ci vollero 10 anni, Come il resto degli altri monumenti di questa città, anche il Duomo venne pesantemente danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale, e con la caduta del Muro di Berlino, completamente ristrutturato.
E’ ricordato per essere il luogo di sepoltura della famiglia degli Hohenzollern.

lunedì 5 gennaio 2009

Helsinki


Helsinki, la capitale della Finlandia, è assolutamente una città da visitare. Tra le particolarità che la rendono così affascinante c’è sicuramente l’aspetto paesaggistico: la città si estende su più isole (all’incirca 300) che sono collegate con la terraferma da una serie di ponti, oppure grazie ai traghetti. Il suo fascino è dovuto alla sua posizione sul mare, con i suoi oltre 100 km di coste, che le danno un aspetto meraviglioso e romantico. Si dice che questa città sia nata dal mare e sia cresciuta con il porto.

La città, fondata nel 1550, è bilingue: oltre al finlandese si parla infatti anche lo svedese (la città in quest’ultima lingua si chiama Helsingfors). La religione principale è quella luterano-evangelica, ma sono presenti anche minoranze cattoliche e ortodosse. Venne scelta come capitale della regione nel 1812, dagli Zar russi, che la tolsero all’influenza svedese. Da quel momento rappresenta il centro delle attività finanziarie, economiche e culturali di tutto il Paese. Il clima è vario: d’estate le temperature sono molto gradevoli, e se si capita nel periodo giusto si può osservare anche il particolare fenomeno delle notti bianche, sebbene la città non sia ancora nel Circolo Polare Artico. D’inverno, invece, si può visitare una Helsinki completamente innevata e gelata, con rigide temperature che raramente salgono sopra lo 0.

Helsinki è una città molto ordinata, pulita e accogliente: nel periodo da giugno ad agosto per le vie della città di incontrano un buon numero di ragazzi che hanno il compito di assistere i turisti di ogni nazionalità, fornendo consigli sugli eventi a cui non si può mancare e sui luoghi da visitare. Si chiamano Helsinki Help, girano sempre in coppia e sono facilmente riconoscibili dalle loro divise verdi.

La Helsinki Card è la carta del viaggiatore, praticamente indispensabile se si vuole conoscere la città autonomamente, usufruendo di particolari sconti e offerte. Con la tessera, infatti, si avrà un accesso gratuito alle attrazioni convenzionate e si potranno utilizzare gratuitamente tutti i mezzi di trasporto pubblico HKL, oltre ad avere accesso a più di 60 tra musei ed attrazioni. I prezzi sono molto convenienti: 33 euro per gli adulti e 11 euro per i ragazzi fino ai 16 anni.

Da visitare:
1. KAUPPATORI, la piazza del mercato: è la piazza più internazionale e famosa di tutta Helsinki. Qui le numerose bancarelle offrono ai turisti numerose specialità alimentari, prodotti artigianali e souvenir. Durante l’inverno, a causa delle rigidissime temperature, viene montato un apposito bar tenda dove potersi riscaldare.
2. ARTIC ICE BAR, situato proprio nel centro della città: è un piccolo locale (veramente piccolo!!) costruito completamente in ghiaccio, dai tavolini, alle pareti, al bancone… La temperatura oscilla tra i -5 e i -10 gradi, ma all’ingresso lo staff fornisce una coperta termica per potersi godere i drink (va moltissimo la vodka, che dà quel tocco di calore che serve proprio!) e la buona musica anche a una temperatura così bassa.
3. TEMPPELIAUKION KIRKKO, una delle attrazioni turistiche più apprezzate di Helsinki: una chiesa molto particolare, scavata interamente nella roccia, che le dona un aspetto spartano ma unico al mondo. Viene normalmente usata per le funzioni religiose, ma anche per dei concerti vista l’ottima acustica e la particolare atmosfera.
4. SUOMENLINNA, una delle più grandi fortezze marine del mondo, riconosciuta patrimonio mondiale dell’UNESCO. Questa città-guarnigione venne formata nel 1700, si trova proprio di fronte a Helsinki ed è una zona molto frequentata dai turisti. La visita si svolge esclusivamente a piedi, e bisogna tener conto delle sue temperature abbastanza rigide dovute all’esposizione costante al vento. Per arrivarci si prende il traghetto dalla Piazza del Mercato, e dopo un quarto d’ora ci si trova in questa fortezza tra i musei e i mille eventi che la caratterizzano.
5. PIAZZA DEL SENATO, che con la sua area circostante, rappresenta una testimonianza dello stile neoclassico. Qui si trovano: il Duomo, il Palazzo del Governo, l’edificio principale dell’università e la Biblioteca Nazionale.