In gran parte dell’Africa equatoriale vive uno dei popoli indigeni ancora poco contaminato dalla cultura Occidentale: i Pigmei. Sono da considerarsi, con i Boscimani, tra i primi occupatori umani del suolo africano. Sono presenti nella Repubblica del Congo, in Uganda, in Camerun, in Gabon, nella Repubblica Centroafricana e in Ruanda.
Descritti con il nome di Pigmei dagli scienziati, i componenti di questo gruppo umano sono dei pigmei nel vero e proprio senso della parola, a causa delle dimensioni del corpo: un pigmeo adulto non è spesso superiore a uno dei nostri bambini di sei anni. Il nome “pigmeo”, infatti, deriva da una parola greca che significa “alto un cubito”. Nonostante la loro piccolezza sono un popolo molto robusto, che vive ancora oggi di una vita selvaggia.
Le loro caratteristiche fisiche presentano capelli crespi e un colore della pelle rossastro, con labbra sottili e un naso particolarmente largo e schiacciato.
Sono un popolo di cacciatori-raccoglitori. Il compito degli uomini è quello di cacciare con arco e frecce avvelenate, l’arma tipica di questo popolo, anche se vengono usati pure arponi, lance e clave; il compito delle donne è quello di dedicarsi alla pesca, alla raccolta di bacche e radici e alla cottura del cibo. Hanno una straordinaria conoscenza della natura e dell’ambiente in cui abitano: conoscono, ad esempio, le piante curative e quelle contenenti veleno.
L’organizzazione sociale si fonda sul raggruppamento di alcune famiglie sotto l’autorità di un capo. Diversi raggruppamenti costituiscono il clan, che spazia su un determinato territorio di foresta. I matrimoni tra Pigmei sono di natura esogamica: questo significa che se un uomo vuole sposare la ragazza di un altro clan, è tenuto a dare in cambio all’altro gruppo una ragazza appartenente al suo gruppo.
I Pigmei conducono una vita semi-nomade: per questo motivo costruiscono degli accampamenti di carattere temporaneo costituiti da capanne disposte in cerchio. Le abitazioni hanno il tetto a cupola e sono fatte con rami d’albero intrecciati tra di loro e ricoperti di foglie.
La religione è politeista, incentrata sulla credenza negli spiriti. Credono che dopo la morte, l’anima del defunto trasmigri nel corpo di un elefante. Il dio principale è Kvum, il creatore e il signore di tutte le cose. Secondo la leggenda fu proprio questa entità a creare l’uomo e la donna, soffiando in una noce di cola. Secondo le loro credenze, l’arcobaleno è una manifestazione visibile di questo Essere supremo.
La situazione odierna del popolo pigmeo non è delle migliori: sono circa 250.000, ma a causa della deforestazione sono costretti a cambiare il loro habitat naturale, e questo porta ad un numero sempre più crescente di decessi.
Descritti con il nome di Pigmei dagli scienziati, i componenti di questo gruppo umano sono dei pigmei nel vero e proprio senso della parola, a causa delle dimensioni del corpo: un pigmeo adulto non è spesso superiore a uno dei nostri bambini di sei anni. Il nome “pigmeo”, infatti, deriva da una parola greca che significa “alto un cubito”. Nonostante la loro piccolezza sono un popolo molto robusto, che vive ancora oggi di una vita selvaggia.
Le loro caratteristiche fisiche presentano capelli crespi e un colore della pelle rossastro, con labbra sottili e un naso particolarmente largo e schiacciato.
Sono un popolo di cacciatori-raccoglitori. Il compito degli uomini è quello di cacciare con arco e frecce avvelenate, l’arma tipica di questo popolo, anche se vengono usati pure arponi, lance e clave; il compito delle donne è quello di dedicarsi alla pesca, alla raccolta di bacche e radici e alla cottura del cibo. Hanno una straordinaria conoscenza della natura e dell’ambiente in cui abitano: conoscono, ad esempio, le piante curative e quelle contenenti veleno.
L’organizzazione sociale si fonda sul raggruppamento di alcune famiglie sotto l’autorità di un capo. Diversi raggruppamenti costituiscono il clan, che spazia su un determinato territorio di foresta. I matrimoni tra Pigmei sono di natura esogamica: questo significa che se un uomo vuole sposare la ragazza di un altro clan, è tenuto a dare in cambio all’altro gruppo una ragazza appartenente al suo gruppo.
I Pigmei conducono una vita semi-nomade: per questo motivo costruiscono degli accampamenti di carattere temporaneo costituiti da capanne disposte in cerchio. Le abitazioni hanno il tetto a cupola e sono fatte con rami d’albero intrecciati tra di loro e ricoperti di foglie.
La religione è politeista, incentrata sulla credenza negli spiriti. Credono che dopo la morte, l’anima del defunto trasmigri nel corpo di un elefante. Il dio principale è Kvum, il creatore e il signore di tutte le cose. Secondo la leggenda fu proprio questa entità a creare l’uomo e la donna, soffiando in una noce di cola. Secondo le loro credenze, l’arcobaleno è una manifestazione visibile di questo Essere supremo.
La situazione odierna del popolo pigmeo non è delle migliori: sono circa 250.000, ma a causa della deforestazione sono costretti a cambiare il loro habitat naturale, e questo porta ad un numero sempre più crescente di decessi.
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