venerdì 3 aprile 2009

Top five: Vilnius


Top five: cosa visitare a… Vilnius!

Vilnius, città bizzarra e seducente, è la capitale della Lituania. Ovunque si possono trovare testimonianze di perdite e dolori, dai tragici orrori delle celle di tortura del KGB al ghetto, nel centro cittadino, nel quale la comunità ebraica ha vissuto prima dello sterminio di massa della Seconda Guerra Mondiale. Ma è allo stesso tempo una città allegra, affascinante e aperta al turismo.

Secondo la leggenda Vilnius venne fondata nei primi anni del 1300 quando Gedimino, il granduca di Lituania, vide in sogno un lupo che ululava con la forza di 100 e credette che fosse il segno che dovesse fondare una città possente quanto quell’ululato. In realtà Vilnius venne fondata circa mille anni prima.

Da visitare:
1. la CATTEDRALE DI VILNIUS.
E’ costruita su un sito utilizzato in origine per il culto di Perkūnas, il dio lituano del tuono. E’ uno dei simboli nazionali del Paese. Durante il regime sovietico fu trasformata in una pinacoteca, ma venne riconsacrata nel 1989 e da allora tutti i giorni si celebra la messa. Inizialmente, alla fine del 1300, venne costruita una prima cattedrale in legno; nel XV secolo il granduca Vitoldo volle un edificio più grandioso in stile gotico. Alla fine del 1700 ci fu l’ultimo dei numerosi rimaneggiamenti della Cattedrale di Vilnius. Le statue di Sant’Elena, san Casimio e San Stanislao in cima alla cattedrale sono copie degli originali in legno, distrutti all’epoca di Stalin. Le state sul lato sud raffigurano inoltre i duchi della Lituania mentre quelle a nord apostoli e santi;


2. la PILIESGATVÉ.
E’ la via acciottolata del Castello, il cuore nevralgico dell’attività turistica e principale via d’accesso alla Città Vecchia. La Città Vecchia è il più grande centro storico dell’Europa orientale, ed è stata dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. La Piliesgatvé pullula di artisti di strada, bancarelle di souvenir, taxi a pedali e anche di parecchi mendicanti. Fino al XIX secolo, la strada era separata dalla piazza dalle mura del castello inferiore, che la attraversavano all’estremità nord, e si poteva passare dall’una all’altra parte solo attraverso una porta. L’atto che sancì l’indipendenza della Lituania nel 1918 venne firmato al numero 26 di questa via, nella barocca Casa dei Firmatari;


3. il GRANDE GHETTO.
Il ghetto venne creato il 6 settembre 1941 a sud di Vokiečių Gatvé, ed è rimasto in essere fino alla distruzione di tutti i ghetti ordinati da Himmler nel settembre del 1943. L’unica porta del ghetto principale era posta dove oggi si trova una targa con iscritta la pianta particolareggiata dell’ex ghetto. Nell’ultimo periodo sono in corso i lavori di restauro di tutto il ghetto ebraico; la Grande Sinagoga, della fine del 1800, è già visitabile. Da vedere anche la Biblioteca Strashun e lo Judenrat;


4. la COLLINA DI GEDIMINO.
Questa collina è alta all’incirca 50 metri e fin dal XIII secolo è sormontata da una torre di mattoni rossi. Le mura che la circondano furono danneggiate durante l’occupazione russa ma vennero prontamente restaurate nel 1930 per ospitare il Museo del Castello Superiore. Nel rinascimento sulla collina di Gedimino venne costruito il Palazzo Reale. Al suo interno si trovava un vasto cortile di 10.000 m2 . Il Palazzo visse un periodo di grande splendore durante il XVI secolo, ma verso la fine del 1700, a causa dell’occupazione russa, venne demolito. Attualmente è in fase di ricostruzione, ma entro quest’anno dovrebbe essere riaperto al pubblico;


5. la COLLINA DELLE TRE CROCI.
Tra le colline di Vilnius che meritano una visita, questa si trova nelle prime posizioni. Alla sommità di questa altura si ergono tre croci che furono collocate qui nel XVII secolo per commemorare tre monaci che vennero crocifissi proprio in questo punto. Purtroppo le croci che si vedono oggi non sono più quelle originali, ma delle copie; le originali vennero distrutte dai sovietici dopo la Seconda Guerra Mondiale; in linea con lo spirito del Paese, i lituani hanno voluto lasciare le rovine delle croci distrutte come ricordo storico dell’occupazione straniera.

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